I nostri antenati mai dimenticarono lo stile di vita della primitiva comunità apostolica così come esso è espresso nella Regola: «Il motivo essenziale per cui vi siete riunite è che abitiate unanimi nella stessa casa e abbiate una sola anima e un solo cuore protese verso Dio».
Senza la comunione dell’«unione spirituale» non ha senso la comunione di coabitazione. «Se siamo riuniti corporalmente dobbiamo anche esserlo spiritualmente. A nulla vale infatti se ci accoglie una sola casa ma ci separa una diversa volontà, poiché Dio bada più all’unità di spirito che a quella di luogo».
Questa «santa comunione di vita» tra le Sorelle è un dono di Dio, ma ognuna di noi deve impegnarsi con tutte le energie a perfezionarla, fino ad arrivare a provare nella propria anima «un’avversione contro l’affetto egoistico che senza dubbio è temporaneo», e da prediligere unicamente l’amore comune e sociale. Solo questo perdurerà nella città celeste la quale, composta di molte anime, «sarà il perfezionamento della nostra unità dopo questo pellegrinaggio terreno». Le nostre Comunità vogliono essere sulla terra un segno della città celeste, tenendo fisso lo sguardo sul modello della perfettissima comunità che è la indivisa Trinità, nella quale vi sono tre persone nell’unità della essenza.
Dobbiamo mostrare questo amore in modo particolare con la povertà, e con l’umiltà. Entrambe sono base della nostra vita comune e spirituale e si compenetrano a vicenda in tale maniera che nessuna può dirsi povera di Dio, come dice Agostino, se non è anche umile. In virtù della povertà e dell’umiltà noi consideriamo tutte le nostre risorse, sia materiali che spirituali, come appartenenti a tutte, perché non le riteniamo di nostra proprietà, ma come beni datici da Dio per essere amministrati.
Per questo motivo tutte siamo responsabili dell’amministrazione che è stata affidata ad ognuna di noi. La povertà individuale e l’umiltà appaiono come un segno dell’unione di carità che fa della nostra santa società il tempio di Dio.
Per conservare ed aumentare l’unione fra le Sorelle non v’è niente di meglio della preghiera che, fatta in comune, esprime e promuove l’unità della carità.
Fonte: Costituzioni delle monache dell’Ordine di S. Agostino